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sabato 17 dicembre 2016

SAN TOMMASO BECKET 
e il servilismo clericale
(EDITORIALE di dicembre)


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Ogni buon re che si rispetti, oltre alle prerogative tipiche del suo rango, ha sempre una corte che lo accompagna, che vive attorno a lui e che, quasi, ne incornicia, se così si può dire, l'azione politica e ne caratterizza in qualche modo l'epoca storica.


A questa consuetudine non scritta non volle fare eccezione nemmeno Nostro Signore Gesù Cristo, vero Rex Regum e Dominus dominantiun, Re dei re e Signore dei signori. Anche Egli, entrando nella storia, Uomo nella storia degli uomini, attraverso il mistero della sua Nascita che ci apprestiamo a celebrare, volle essere accompagnato dalla sua "corte", uno stuolo del tutto particolare. Il suo ingresso nel mondo, infatti, vide un corteggio pari alla sua dignità di Creatore e Redentore e Re universale: uno stuolo di anime che univano il giglio dell'innocenza allo scarlatto del sangue dovuto alla palma del martirio. Questi furono i Santi Innocenti appunto.
Risultati immagini per santi innocentiAllo stesso modo, dopo la sua Ascensione, ecco il Protomartire Santo Stefano entrare nella gloria di quei Cieli che contemplava aperti e dominati dal Figlio dell'uomo.
La Chiesa, nella sua sapienza millenaria e indefettibile, riconobbe il primato di tale corte, e ne volle sottolineare la preminenza collocandone appunto le rispettive feste liturgiche proprio a ridosso del Natale: Santo Stefano e i Santi Innocenti, a coronare nel mistico linguaggio della liturgia, l'ingresso di Dio nel mondo.
Undici secoli dopo la nascita del Salvatore, la Provvidenza ha voluto accostare all'annua celebrazione dei primi Martiri, un altro intrepido testimone e assertore della fede: san Tommaso Becket, detto anche di Canterbury, martirizzato il 29 dicembre 1170, in età di 52 anni. Un altro degno rappresentante di quella schiera benedetta che compone la parte più insigne della corte del Re dei Cieli.
Come sanno i nostri lettori, a Lui, oltre che a santa Giovanna d'Arco, è consacrato l'operato de La Pulzella. E non è un caso.

Rispolveriamone velocemente il personaggio.
Fu Vescovo di Canterbury e Primate d'Inghilterra sotto il regno del dispotico Enrico II (padre del più celebre Riccardo Cuor di leone), del quale era stato Cancelliere prima della sua consacrazione episcopale, la seconda autorità, cioè, più influente del reame. Colto conoscitore del diritto romano, che in gioventù aveva studiato a Bologna e ad Auxerre. Forse non fu, durante quegli anni, un campione di santità e di indefessa opera pastorale; quello che è certo è che mutò radicalmente vita e costumi dopo che fu consacrato vescovo, lasciandosi plasmare da quello zelo pastorale che infiamma il cuore e l'operato di chi ne intende la mistica urgenza: la salvezza delle anime.
Risultati immagini per enrico ii d'inghilterraDa quel re che gli era stato amico e sodale un tempo, e di cui egli stesso era stato l'intendente più potente e solerte, Tommaso Becket prese le distanze, non potendo rassegnarsi a piegare gli interessi della Chiesa, che sono e devono sempre essere ordinati alla salvezza delle anime, alle brame egoiste e pretestuose di un sovrano temporale: qui si colloca il rifiuto di parte delle celebri costituzioni di Clarendon.
Dovette prendere la via dell'esilio, esule forestiero nei monasteri in terra di Francia.
Durante la sua assenza - di lui che era ancora Primate di tutta l'Inghilterra - i soliti vili e asserviti galoppini del potente di turno, chinarono vergognosamente il capo e i diritti sovrani di Dio ai capricci del re; tra loro spicca il vescovo di York, Ruggero, che in spregio al ruolo del Primate si era arrogato il permesso di incoronare Enrico il Giovane.
Tommaso, da vescovo intrepido e da raffinato cultore della verità, denunciò tutto questo, una volta ritornato in patria, dal pergamo della sua cattedrale. Denunciò la marciscente volontà del sovrano di voler estendere i diritti della corona su quelli della Chiesa, nella nomina dei vescovi, di sottoporre i chierici ai tribunali secolari e così via.
La reazione reale non si fece di certo attendere. Il re, ci tramanda la storia, sembra aver pronunziato la frase: "Chi mi libererà dunque da questi preti irruenti?". 

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Quattro cavalieri, altra faccia del resto della vile abiezione di Ruggero di York, colsero al volo il brivido di quelle parole, e proni a manifestare il soro servile vassallaggio al funesto sovrano, si precipitarono a Canterbury e, penetrati nel sacro recinto della cattedrale, assassinarono l'eroico Vescovo ai piedi dell'altare dove presiedeva al canto dell'ufficio divino.

COS'HA DA INSEGNARCI ANCORA THOMAS BECKET?

La sua voce, oggi più che mai, è fresca e verace.
Abbiamo letto in questi giorni che un vescovo spagnolo ha ordinato  preti due gay conviventi; di un altro vescovo che vorrebbe preghiere apposite per benedire le unioni omo; di un terzo che adultera niente poco di meno che il Vangelo, dicendo che Sodoma si "è salvata" (sic!) per le preghiere di Abramo. Sentiamo di tanti, troppi prelati che vogliono svendere la dottrina cattolica su matrimonio, confessione ed Eucaristia al miglior offerente, tutto PER COMPIACERE I POTENTI di questo mondo.
Lo sappiamo, le logge massoniche sono penetrate nel profondo del tessuto della santa Chiesa Cattolica, e troppi pastori se ne sono asserviti, come il maligno ed infingardo Ruggero di York, pronti ad assecondare le trame le più nefaste e mortifere. Adusi a tessere malefiche ragnatele per inquinare e insozzare  la casa di Dio solo per miseri conti umani. Potremmo allungare la lista offertaci dalla cronaca delle innumerevoli infedeltà di venduti ai potenti di turno.
Ecco San Tommaso Becket: è l'araldo di quella Chiesa che non si piega al politicamente corretto e al personalmente conveniente, perché sa che non può esservi intesa tra Verità e menzogna, tra Dio e il nemico della salvezza e padre dell'ipocrisia.
A differenza dei nostri governi (il riferimento è puramente voluto), i martiri parlano col sangue, non con le parole: per questo sono credibili. Chi ama dà la vita, non sfugge.
Una larga parte della chiesa, una parte certamente adulterata, obbediente a politiche aziendali di lobbies, vuole sottomettere la legge della Verità, i sacri editti del Re del Cielo, alla putrida miseria del principe di questo mondo.
Tommaso Becket ci insegna il contrario, cari amici, e spero che questo editoriale possa essere letto da molti uomini di Chiesa: ci insegna che il mondo finisce e che chi è morto per la Verità è il vero vincitore.
Chi ha salvato l'anima perdendo la vita per amore di Gesù Cristo entra di diritto tra la corte del Re del Cielo, agli altri è data solo l'onta di una infamia eterna!


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Sia lodato Gesù Cristo!